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Liberamente ispirato al libro "La vita di Pitagora" di Giamblico, il saggio di Dino Paradiso dal titolo curioso quanto ammaliante Il teorema vegetariano di Pitagora, assume un rilievo del tutto originale nel campo della divulgazione filosofica. Le ultime ore di vita del Maestro diventano, per il filosofo greco, una sorta di testamento della sua meravigliosa esistenza: racconta, in prima persona, la sua vita da adolescente, i viaggi, i maestri, la scuola fondata a Crotone, gli insegnamenti profusi e le peripezie che lo condussero a ritirarsi nella piana di Metaponto (Basilicata) dove morì. È Dino Paradiso a scoprirlo da una fessura del colonnato del tempio di Hera, dopo esserci arrivato in preda ad un attacco da "anonimato lucano". Sembra quasi di trovarsi faccia a faccia con il filosofo di Samo: i lettori diventano spettatori giulivi quando il protagonista accenna alle sue teorie, divertiti quando esalta le serate trascorse a fare "musica" con gli amici o gli aneddoti goliardici, carezzevoli quando racconta dell'Amore (confida di aver amato una donna) e mesti quando narra le atrocità perpetrate dai tiranni arroganti e senza scrupoli.